I primi dieci giorni di novembre, nei miei ricordi d'infanzia, sono spesso associati a quelle giornate limpide e soleggiate in cui i colori ed i profumi dell'autunno si fondono ad un tepore quasi primaverile. Sono i giorni delle castagne e del vino novello, delle ultime feste prima del lungo inverno.
Mia nonna mi osservava uscire senza giubbotto per andare a giocare fuori ed esclamava sorridendo: "L'estate di San Martino è tornata anche quest'anno"! Io, piccola , non capivo: l'estate a novembre? Come poteva essere possibile? Mia nonna mi raccontava, allora, la leggenda di San Martino e del miracolo che seguì il suo gesto generoso ed io non mi stancavo mai di ascoltarla e di meravigliarmi per il regalo di qualche giorno d'estate fuori stagione che ogni anno si presentava puntuale a rallentare l'arrivo dell'inverno. Oggi i cambiamenti climatici hanno, purtroppo, reso meno percepibile questa ricorrenza dal punto di vista meteorologico , ma la sua magia rimane invariata. Ed ora tocca a me raccontare la leggenda del Santo Gentile e rendere partecipi i miei bimbi delle tradizioni delle nostre terre.
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Affresco di Giotto, San Martino dona il suo mantello
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Nel 313 d.C. l'Editto di Milano, noto anche come editto di Costantino, aveva finalmente messo fine alle persecuzioni contro i cristiani. Pochi anni dopo nacque Martino, da una famiglia di tradizione militare. Suo padre, tribuno militare, si trasferì a Pavia dove Martino passò parte della sua adolescenza. Venne arruolato giovanissimo nella guardia scelta imperiale ed inviato in Gallia. I suoi compiti erano, tra gli altri, quelli di mantenere l'ordine pubblico e di proteggere l'avamposto da eventuali scorribande nemiche. Gli inverni in quelle zone erano particolarmente rigidi. Durante un giro di ispezione notturna dell'accampamento, Martino incontrò un povero mendicante seminudo e quasi assiderato dal freddo. Mosso a compassione, il soldato si tolse il mantello di lana bianca, parte del suo equipaggiamento, e, tagliatolo a metà con la spada, lo donò al povero perché si proteggesse dal gelo della notte. Narra la leggenda che, in quel preciso istante, il freddo cessò e lasciò il posto ad una tiepida notte dalle temperature confortevoli.
Martino, finito il suo turno di guardia, andò a dormire. Sognò Gesù che, parlando ai suoi angeli, lo indicava dicendo: "Questo è Martino, soldato non battezzato. Ma mi ha vestito". Il giorno dopo, al suo risveglio, accanto a lui giaceva un mantello intero. Battezzato e presi i voti, sarà santo ed uno dei padri del monachesimo europeo. Ancora oggi celebriamo la sua festa l'11 novembre.
Molto amato nel Medioevo, era il santo protettore dei viaggiatori, dei contadini e degli osti.
Rappresentato in molti dipinti e rilievi, nel corso dei secoli, era additato ai bambini come esempio di carità e gentilezza: un gesto di buon cuore, anche piccolo, è in grado di riscaldare l'inverno più rigido.
In questi tempi in cui la gentilezza è un valore sempre più bistrattato, ricordiamoci di festeggiarla ed insegnarla ai nostri piccoli. Ed intanto la nebbia agli irti colli, piovigginando sale...
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