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lunedì 22 febbraio 2021

Pianto del neonato e babywearing


Un neonato quando nasce passa dall'essere cullato dal suo liquido amniotico alle braccia di mamma e papà sereno tranquillo e soprattutto in un torpore che dura un paio di settimane. 

Ma dopo che succede?? Sia che sia allattato al seno sia che venga alimentato con latte artificiale il bambino passa un paio d'ore della sua giornata a piangere.

Certo non è da generalizzare ma perché accade?

Pianto del neonato e babywearing

Molti pediatri o parenti vicini alla coppia parlano di coliche.

Ma è davvero così? Quali alleati possiamo trovare per affrontare al meglio questa fase. 

Ogni neonato dal momento della nascita affronta degli adattamenti all'interno del proprio corpo polmonari, cardiaci, intestinali. 

Proprio quest'ultimi lo impegnano per più tempo. 

Inizialmente il bambino mangia e si scarica ad ogni poppata poi nelle settimane successive questo automatismo non avviene più perché pian piano il neonato dovrà imparare a spingere in autonomia e li inizia il periodo più impegnativo per un genitore. 

In questo periodo iniziano le coliche da adattamento intestinale per cui il bimbo è irrequieto soprattutto nelle ore serali. 

Cosa possiamo fare per ridurre al minimo questo disagio?  

Ci viene incontro il babywearing. 


Il  babywearing o letteralmente portare il bambino è una pratica molto diffusa ed antica usata dalle donne di un tempo per poter svolgere le loro mansioni domestiche. 

Come si evidenzia in uno studio condotto tra giugno e novembre del 1983, nei reparti di maternità di due ospedali generali di Montreal sono state avvicinate 234 coppie idonee di madri e neonati. I neonati scelti per la ricerca erano: allattati al seno, nati a termine con un peso alla nascita di almeno 2,5 kg e con percorsi pre, peri e postnatali senza complicazioni. 

I gruppi di genitori divisi in due un gruppo integrato e l altro gruppo di controllo. Lo studio è avvenuto dalla terza settimana di vita del neonato fino alla 12 settimana. 

Ogni genitori dei due gruppi doveva annotare tutti i vari comportamenti su un diario diviso in 4 fasi della giornata. 

Alla fine dello studio, uno studioso esterno al gruppo di ricercatori ha analizzato i diari dei due gruppi e ha tratto delle conclusioni. 

Come previsto, la durata media giornaliera del portare si è rivelata simile durante la terza settimana in tutti e due i gruppi. Dalla quarta alla dodicesima settimana, i genitori del gruppo integrato hanno portato molto di più i loro bambini. Come risultato, i neonati del gruppo integrato sono stati portati in media 4,4 ore mentre i bambini del gruppo di controllo sono stati portati una media di 2,7 ore al giorno in tutto questo periodo dell’esperimento.

L’aumento del portare ha cambiato il modello tipico di combinazione della durata di pianto e agitazione dei bambini dopo l’inizio della prova. Nel gruppo di controllo, la curva “normale” di pianto/agitazione è partita da 1.7 ore al giorno (terza settimana ), ha raggiunto un picco a 2.2 ore al giorno (sesta settimana), ed è diminuita a 1,3 ore al giorno nella dodicesima settimana. Tuttavia nei bambini del gruppo integrato, il picco alla sesta settimana è stato eliminato. La durata del pianto/agitazione è stata maggiore alla terza settimana (1,8 ore al giorno), ed è stata seguita da una graduale diminuzione di 1 ore al giorno alla dodicesima settimana. Le differenze sono state significative nella sesta settimana, nell’ottava , e nella dodicesima e hanno presentato una riduzione della durata di pianto/agitazione rispettivamente del 43%, 41% e 23%. Differenze significative si sono verificate nella sesta, ottava e dodicesima settimana per quanto riguarda il pianto e nella sesta e ottava settimana per quanto riguarda l’agitazione.

Il tipico pianto serale è rimasto lo stesso per i bambini di entrambi i gruppi a tutte le età.. Tuttavia, anche se il gruppo integrato tendeva ad avere una diminuzione del comportamento di pianto/agitazione per tutto il giorno, queste differenze erano particolarmente evidenti nel corso della serata in quanto si sono avute delle riduzioni del 54% e del 47% rispettivamente alla sesta e ottava settimana. Riduzioni significative entro il giorno si sono verificate nella sesta settimana di giorno, di sera e di notte. Nell’ottava settimana, riduzioni significative si sono verificate di giorno e di sera. Non ci sono state differenze significative nel corso della giornata durante la quarta e dodicesima settimana.

I risultati del presente studio dimostrano che un maggiore portare da parte dei genitori è stato associato ad una riduzione sostanziale dei comportamenti di pianto e agitazione durante i primi 3 mesi di vita in questi primogeniti, neonati, allattati al seno. 

Questo cambiamento comportamentale è particolarmente evidente in relazione a due delle caratteristiche di pianto osservate nei neonati dei nostri gruppi e in studi precedenti, cioè l’eliminazione del picco di pianto nella sesta settimana di età e la diminuzione del pianto e dell’agitazione serali. A tali riduzioni è stata associata una una maggiore soddisfazione nella fase del risveglio, piuttosto che cambiamenti nella durata del sonno o dell’alimentazione.  

In tutte le società, ci sono una varietà di tecniche quotidiane che vengono utilizzate per calmare un bambino che piange, come il prenderlo, il dondolarlo, l’accarezzarlo, il coccolarlo, e il fasciarlo. Tali comportamenti rilassanti condividono le caratteristiche del cambiamento posturale, della ripetitività, della costanza e/o della ritmicità, della vicinanza tra la madre e il bambino, e il coinvolgimento di molte modalità sensoriali. In esperimenti di breve durata con neonati che stanno già piangendo o in cui le grida sono state stimolate, molti degli elementi di tali comportamenti complessi hanno dimostrato di calmare i bambini. Allo stesso modo, in casa in osservazioni naturalistiche, il prenderlo e il tenerlo sono stati gli interventi più frequenti e più efficaci in risposta al pianto, insieme agli altri interventi efficaci che sono il fasciarlo, la presenza di una voce umana, il contatto, e le stimolazioni visive. Tutti questi tipi di interventi presuppongono una vicinanza relativamente maggiore tra madre – bambino, che si correla inversamente con l’incidenza del comportamento di pianto. 

Quindi conclusioni che possiamo trarre è semplicemente il tenere a stretto contatto il nostro bimbo e per aver più autonomia di movimento il legarselo addosso con supporti idonei ed ergonomici facilita la nostra vita da mamme e la scoperta del mondo per nostro figlio. 


American Academy of Pediatrics, Increased carrying reduces infant crying: A randomized Controlled Trial, “ Pediatrics, 1986, vol.77 no 5

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