Per le donne che oggi possono
partorire in serenità senza incorrere in tutte le difficoltà che accompagnavano
le nascite nel passato, può essere interessante avere qualche informazione su
personaggi che nel corso dei secoli hanno contribuito all’evoluzione dell’ostetricia.
In questo articolo comincerò col
citarne due, appartenenti a secoli diversi, la cui storia è per vari motivi
molto interessante.
Grazie al consenso del re Luigi XV,
dal 1759 Mme de Coudray iniziò a tenere in tutta la Francia corsi finanziati
dallo Stato. Ad essi parteciparono molti chirurghi che portarono avanti i suoi
insegnamenti e più di 5000 donne provenienti dalle campagne che, anche se poco
istruite, grazie alla sua “macchina da dimostrazione” poterono apprendere in
modo pratico ad essere di aiuto alle partorienti.
Ignaz P. Semmelweis
E’ grazie all’opera del dott.
Semmelweis, medico ungherese, se nel 1847 si riuscì a debellare la febbre
puerperale che nel XIX secolo falcidiava molte puerpere che avevano partorito
nelle maternità degli ospedali cittadini. Alla clinica ostetrica di Vienna dove
lavorava, c’erano due padiglioni, di cui uno tristemente noto perché lì il
rischio di morte per febbre puerperale equivaleva a certezza. Nessuna donna
voleva andarci e ci finivano quelle che arrivavano senza soldi, senza aiuti, o
le ragazze madri, condannate dagli intransigenti costumi dell’epoca.
Semmelweis si rese conto che la
possibile causa della diversa mortalità tra i due padiglione era dovuta al
fatto che in uno le donne venivano visitate esclusivamente dalle ostetriche,
mentre nell’altro dagli studenti di medicina, che spesso prima avevano compiuto
delle autopsie. Per valutare la veridicità della sua ipotesi fece disinfettare
le mani con una soluzione di cloruro di calcio a chi doveva visitare le donne
e in breve la mortalità scese
considerevolmente. La sua scoperta tuttavia fu osteggiata dai colleghi, che non
solo non portarono avanti la sperimentazione, ma lo fecero espellere dall’ospedale
in cui lavorava. Tornato in Ungheria, subì lo stesso trattamento all’ospedale
S. Rocco di Budapest e dovette anche dimettersi dalla cattedra universitaria
che gli era stata offerta. Cadde in uno stato di profonda depressione e i suoi
detrattori ne approfittarono per farlo rinchiudere in un manicomio dove morì a
soli 47 anni per un’infezione insorta a seguito di un’autopsia. Solo 15 anni
dopo fu eretto un monumento in suo onore a Budapest e gli fu intitolata la
clinica ostetrica di Vienna.
dott. M. Marcone
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