Dove far dormire il bebè? (Parte seconda)
Avevamo iniziato il discorso su dove far dormire il bebè qualche settimana fa con la nostra psicoterapeuta. Ecco ora la seconda parte.
Un secondo
motivo per cui molti si schierano contro la condivisione della stanza dei
genitori (e peggio ancora del lettone) riguarda il fatto che il bebè sia
coinvolto, suo malgrado, nelle loro abitudini più intime, compresa la
sessualità. Spesso infatti viene vissuta alla sua presenza, da genitori che
ritengono che tanto sia troppo piccolo per capire, o che dorma, o che non veda
e non senta quello che avviene. In realtà
invece il bambino recepisce ciò che capita vicino a lui, anche se è neonato, anche se non vede, non capisce o dorme, sente grazie a un canale sensoriale in
lui molto più sviluppato e attivo che nell’adulto: l’olfatto.
Anche se l’adulto tende a coprire gli odori del corpo con deodoranti e profumi di ogni tipo, questo non significa che ne elimini la produzione: infatti molte ghiandole si attivano durante l’atto sessuale e emettono umori percepibili da chi, come un neonato, ha ancora una capacità olfattiva molto sviluppata.
Anche se l’adulto tende a coprire gli odori del corpo con deodoranti e profumi di ogni tipo, questo non significa che ne elimini la produzione: infatti molte ghiandole si attivano durante l’atto sessuale e emettono umori percepibili da chi, come un neonato, ha ancora una capacità olfattiva molto sviluppata.
L’esposizione
del bambino alla sessualità adulta lo eccita, ossia ne aumenta la tensione, che
tuttavia non ha modo di scaricare attraverso il contatto con l’altro (in
particolare la madre) che, anche se presente nella stessa stanza, è
emotivamente lontano da lui.
Questa situazione gli crea un forte senso di solitudine che lascia traccia indelebili nella sua psiche e che si traduce spesso (come molti hanno avuto modo di constatare) in tentativi di attirare su di sè la loro attenzione, distogliendoli da quello in cui erano coinvolti. Spesso infatti l’inizio di un rapporto viene interrotto dal risveglio del bambino, dal pianto, dalla tosse o da un rigurgito improvviso!
Questa situazione gli crea un forte senso di solitudine che lascia traccia indelebili nella sua psiche e che si traduce spesso (come molti hanno avuto modo di constatare) in tentativi di attirare su di sè la loro attenzione, distogliendoli da quello in cui erano coinvolti. Spesso infatti l’inizio di un rapporto viene interrotto dal risveglio del bambino, dal pianto, dalla tosse o da un rigurgito improvviso!
La
psicoanalisi chiama “scena primaria” la rappresentazione inconscia che il
bambino ha del rapporto dei genitori a cui ha assistito nell’infanzia: anche se
il ricordo è stato rimosso, il modo in cui è stata percepita può essere alla
base di molte fobie e problematiche sessuali che il bambino (o l’adulto) può
sviluppare. Infatti la sessualità dell’adulto è vissuta soprattutto come una
lotta, un’aggressione più o meno violenta dell’uomo sulla donna, in cui
inconsciamente il piccolo si identifica con l’uno o con l’altro personaggio,
assumendo cioè il ruolo attivo (tipico del persecutore) o passivo (tipico della
vittima).
Questo influirà sul suo modo di vivere la sessualità, sia per quanto riguarda la scelta del partner che le modalità di ricerca del piacere.
Questo influirà sul suo modo di vivere la sessualità, sia per quanto riguarda la scelta del partner che le modalità di ricerca del piacere.
Di fronte
dunque a questa possibilità (che molti negano ma che gli psicoanalisti
ritrovano immancabilmente nei loro analizzati) sarebbe auspicabile, anche se si
tiene il bambino nella propria stanza, avere l’attenzione di non farlo essere
spettatore di qualcosa che non lo riguarda ma che tuttavia lo coinvolge.
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