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giovedì 6 settembre 2018

Le difficoltà che le mamme possono vivere durante il puerperio


LE DIFFICOLTA’ CHE LE MAMME POSSONO VIVERE DURANTE IL PUERPERIO (parte prima)
Nei secoli scorsi la madre che aveva partorito si trovava accolta in una comunità di donne spesso della sua stessa famiglia, con cui non solo condivideva le mansioni richieste dalla presenza di un neonato, ma poteva anche esprimere le sensazioni che provava, confrontarsi, ricevere aiuto e consigli per affrontare con minore difficoltà il periodo del puerperio.
Nella nostra società invece spesso la neomadre si ritrova sola ad affrontarne le incombenze e le ansie del post partum, in cui deve confrontarsi con stati d’animo che derivano:


Le difficoltà che le mamme possono vivere durante il puerperio


-      - dalla mancanza di identità; non è più la donna incinta che è stata per nove mesi ma neanche quella di prima della gravidanza, in quanto il rimescolio interiore vissuto in questo periodo ha cambiato qualcosa nelle sue sensazioni e nelle sue reazioni;
-      - dalla sensazione di perdita del  bambino portato per nove mesi “dentro di sé” che non sempre coincide con quello della realtà;
-      - dall’inevitabile stanchezza causata dalle fatiche del parto e dell’accudimento che la costringe a orari diversi da quelli a cui era abituata.
Inoltre la presenza del bambino e delle sue continue, pressanti  richieste la fanno sentire priva di libertà, dipendente e spesso anche inadeguata.
Tutto questo crea nella puerpera difficoltà note da fin dai tempi antichi (Ippocrate ne parlava già nel IV secolo a.c.) prese in considerazione dalla medicina nelle casistiche psichiatriche a partire dal 1800, e approfondite oggi nelle diverse manifestazioni in cui si presentano: baby blues, depressione post partum, psicosi puerperale.
Si tratta di diversi stati di malessere del puerperio, per i quali si usa genericamente il termine di depressione, ma che hanno manifestazioni e prognosi diversa.
Baby Blues
(chiamato anche maternity, mother’s, post partum blues) e descritto come “una depression post partum atipica, minore ma diffusa”. Spesso le due sindromi sono confuse, per la similitudine della sintomatolgia.
Il nome Blues deriva dal tono triste e malinconico dei canti degli schiavi di colore in America, e ne sottolinea la caratteristica principale.
Si tratta di stati disforici transitori, che compaiono pochi giorni dopo il parto (in genere tra il 3 e il 5); sono considerati “ l’interfaccia tra la normalità e la patologia”. Si presentano nell’80/90% delle puerpere con una sintomatologia intensa ma passeggera, caratterizzata da lacrime (anche di gioia), instabilità dell’umore, ansia, senso di inadeguatezza, eccessivo o scarso coinvolgimento verso il neonato.
Costituiscono un evento insolito, immotivato,  “in rottura” con il comportamento della neomamma.
Le cause del baby blues sono legate  alle variazioni ormonali*, al riattivarsi delle sensazioni di disorganizzazione provate dalla neomamma alla propria nascita.
Anche se la prognosi del baby blues è favorevole non va trascurato perché circa il 20% delle donne con baby blues sviluppa un episodio di depressione che può presentarsi anche dopo 12/18 mesi dopo il parto.
* la brusca caduta di estrogeni e progesterone agisce sul tono dell’umore e sul sonno

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