LE
DIFFICOLTA’ CHE LE MAMME POSSONO VIVERE DURANTE IL PUERPERIO (parte
prima)
Nei
secoli scorsi la madre che aveva partorito si trovava accolta in una comunità
di donne spesso della sua stessa famiglia, con cui non solo condivideva le
mansioni richieste dalla presenza di un neonato, ma poteva anche esprimere le sensazioni che provava,
confrontarsi, ricevere aiuto e consigli per affrontare con minore difficoltà il
periodo del puerperio.
Nella
nostra società invece spesso la neomadre
si ritrova sola ad affrontarne le incombenze e le ansie del post partum, in
cui deve confrontarsi con stati d’animo che derivano:
- - dalla mancanza di identità; non
è più la donna incinta che è stata per nove mesi ma neanche quella di prima
della gravidanza, in quanto il rimescolio interiore vissuto in questo periodo
ha cambiato qualcosa nelle sue sensazioni e nelle sue reazioni;
- - dalla sensazione di perdita del
bambino portato per nove mesi
“dentro di sé” che non sempre coincide con quello della realtà;
- - dall’inevitabile stanchezza
causata dalle fatiche del parto e dell’accudimento che la costringe a orari
diversi da quelli a cui era abituata.
Inoltre
la presenza del bambino e delle sue continue, pressanti richieste la fanno sentire priva di libertà, dipendente e spesso anche
inadeguata.
Tutto
questo crea nella puerpera difficoltà note da fin dai tempi antichi (Ippocrate ne
parlava già nel IV secolo a.c.) prese in considerazione dalla medicina nelle
casistiche psichiatriche a partire dal 1800, e approfondite oggi nelle diverse
manifestazioni in cui si presentano: baby blues, depressione post partum,
psicosi puerperale.
Si
tratta di diversi stati di malessere del
puerperio, per i quali si usa genericamente il termine di depressione, ma
che hanno manifestazioni e prognosi diversa.
Baby Blues
(chiamato
anche maternity, mother’s, post partum blues) e descritto come “una depression
post partum atipica, minore ma diffusa”. Spesso le due sindromi sono confuse,
per la similitudine della sintomatolgia.
Il nome Blues deriva dal tono triste e
malinconico dei canti degli schiavi di colore in America, e ne sottolinea la
caratteristica principale.
Si
tratta di stati disforici transitori,
che compaiono pochi giorni dopo il parto (in genere tra il 3 e il 5); sono
considerati “ l’interfaccia tra la normalità e la patologia”. Si presentano
nell’80/90% delle puerpere con una sintomatologia
intensa ma passeggera, caratterizzata da lacrime (anche di gioia),
instabilità dell’umore, ansia, senso di inadeguatezza, eccessivo o scarso coinvolgimento
verso il neonato.
Costituiscono un evento insolito,
immotivato, “in rottura” con il
comportamento della neomamma.
Le
cause del baby blues sono legate alle variazioni
ormonali*, al riattivarsi delle sensazioni di
disorganizzazione provate dalla neomamma alla propria nascita.
Anche
se la prognosi del baby blues è favorevole non
va trascurato perché circa il 20% delle donne con baby blues sviluppa un
episodio di depressione che può presentarsi anche dopo 12/18 mesi dopo il
parto.
* la
brusca caduta di estrogeni e progesterone agisce sul tono dell’umore e sul
sonno
Leggi anche la seconda parte: Le difficoltà delle mamme che possono vivere durante il puerperio (seconda parte)
Nessun commento
Posta un commento
Grazie per aver lasciato un tuo commento, sarà pubblicato il prima possibile!