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martedì 29 maggio 2018

Ogni persona che incontriamo è come una finestra su un grande mondo: è una vita nella vita

Me lo chiedo ogni santo giorno: perché abbiamo tutti fretta?
La domanda del giorno è: ne vale la pena di perdere attimi, emozioni, parole, perché non si ha tempo di raccoglierle?
Questo week end, ho avuto occasione di stare in mezzo alla gente e di osservarla davvero. 
Senza distrazioni.
Ho fatto una giornata intera in piedi, nel centro della mia città, a dare volantini.


Ogni persona che incontriamo è come una finestra su un grande mondo: è una vita nella vita


L’ultima volta, quella in cui ho osservato davvero le persone, è stato a vent’anni, quando cioè, ancora non avevo due piccoli MiniMe che catturavano tutta la mia attenzione.
Si, perché non è che vado in giro tipo automa con l’encefalogramma piatto, però non ho tempo di soffermarmi a pensare, a riflettere, a guardare le persone che mi passano di fianco.
A vent’anni, quando invece lo facevo, immaginavo ogni persona come una finestra su un grande mondo: di emozioni, di pensieri, di vicissitudini. Una vita nella vita.




Quante cose ci portiamo dietro? 


Se fossero concrete, non potremmo più muoverci, perché sarebbero valigie pesantissime.

Dopo tanto tempo, nei giorni scorsi, l’ho rifatto: ho guardato dentro a quelle finestre.
In molte non sono potuta entrare: oramai abbiamo tutti lo sguardo basso, su un cellulare.
Sono la prima a farlo. 
In altre invece, ho sbirciato solo un pochino, le persone che si sono lasciate avvicinare, che mi hanno regalato qualche minuto del loro tempo. Un sorriso, qualche risata, due parole.
Altre finestre invece, me le hanno proprio chiuse in faccia, sono quelle di quelle persone che non hanno tempo, che non hanno voglia, che hanno paura chieda loro qualcosa in cambio. Neanche il tempo di dire: no, grazie. Un muro, oltre il quale non si va. Oppure una strada alternativa, lontano dalla mia.
Altre invece, sono state finestre spalancate
Sapete di chi erano? Dei bambini.


I bambini sono sempre i più belli


I bambini sono sempre i più belli. Loro sono istintivi, veri. Loro, il volantino, me lo venivano proprio a chiedere: mi piacerebbe proprio averlo, mi ha detto una bimba. Poi, tutta contenta con il suo “regalo”, se ne è andata mostrandolo alla mamma. Che non aveva tempo. 
Ho visto mamme come me ogni giorno: di corsa, stanche, ma sempre comunque attente ai loro piccoli. Pronte ad abbracciarli, baciarli. E ho visto gesti universali nei loro figli: il modo in cui i neonati i tengono i piedini. Ne ho visto uno attaccato al seno della mamma, un altro invece, stretto tra le braccia della mamma e il biberon tra le labbra. Entrambi con lo sguardo beato, pacifico, di chi è al proprio posto. Al sicuro.
Ho riconosciuto il modo in cui, invece, i bimbi poco più grandi stanno sul passeggino e se la raccontano da soli.
E mi mancavano i miei figli. 
Ho visto mariti schierarsi davanti alla moglie, per chiedere informazioni, come a segnare il territorio.
Ho visto gente di tutto il mondo: turisti che fotografavano punti della mia città che non avevo mai guardato con i loro occhi. E li ho trovati bellissimi.
Ho visto sguardi persi nel nulla, altri sorridenti, altri ancora arrabbiati. E in tutti i casi mi domandavo il perché.
Soprattutto, ho pensato come è assoluta verità quando mi dico, che la vita è questione di punti di vista

Chissà quante persone, dando volantini, avranno sbirciato nella mia finestra: a volte l’avranno trovata aperta, altre socchiusa, altre ancora chiusa. 


Colonna sonora del post: Annalisa - Direzione la vita

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