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martedì 12 dicembre 2017

Credere ancora che Babbo Natale esista si può

Io credo ancora a Babbo Natale. 
Voi avete mai provato, a crederci anche adesso che siete grandi e grossi, anche adesso che sapete bene quanto la vita non sia sempre così magica e leggera?

Si, lo so, siamo tutti grandi e vaccinati, però a volte bisogna tenere un angolo del proprio cuore aperto ai sogni. Perché questo è il vero elisir della giovinezza.
E poi, come mamme e come papà, possiamo permettercelo senza apparire creduloni. Si, perché noi genitori abbiamo una grande opportunità: tornare bambini insieme ai nostri bambini

Credere ancora che Babbo Natale esista si può

Credere ancora che Babbo Natale esista si può

Questo Babbo Natale è anche più bello di quello che sognavamo tanti anni fa: è un Babbo Natale che rende contenti i nostri figli. 
Cosa c’è di più bello del loro sorriso e del loro stupore? Del modo semplice e genuino con cui guardano l’albero, cercano di aprire tutte le finestrelle del calendario dell’Avvento, scrivono la letterina? Sognano....

Facciamolo anche noi, crediamo a Babbo Natale e prepariamoci ad accoglierlo.

L’attesa. Del Natale è ciò che c’è di più bello.
Venti giorni o poco più, ad ascoltare canzoncine allegre che fanno sognare di essere in montagna, tazza di cioccolata calda in una mano, un bel libro nell’altra e copertina sulle gambe. 
Venti giorni o poco più, di lucine e addobbi ovunque. 
Venti giorni o poco più di tradizioni tramandate di anno in anno.
C’è chi il primo dicembre ha già fatto l’albero, chi invece, lo fa sempre il giorno dell’Immacolata. C’è chi lo fa di un solo colore, chi di due o più. Argentato o dorato. Rosso.
A me, per esempio, piace farlo in stile inglese: verde, oro e rosso. 
C’è chi festeggia Santa Lucia, chi invece va dritto al 25 dicembre.
Chi fa il cenone della vigilia, chi festeggia solo il pranzo del 25 e chi, ancora, li festeggia entrambi.
Che lo si ami o che lo si odi, l’attesa del Natale cambia tutto ciò che ci circonda e influenza la nostra routine. 
Io, lo ammetto, anche se, in effetti, è già chiaro a tutti: dal primo dicembre non ho più ritegno. 
Musiche a tema, addobbi e, ora che sono mamma, la voglia di mantenere e creare tradizioni nuove per la nostra famiglia

Da quest’anno, per esempio, per casa gironzolano due elfetti di Babbo Natale. Stanno con noi tutto il giorno e poi, la notte corrono da Babbo Natale a riferire quanto visto. La mattina tornano, ma mai nello stesso posto. Li troviamo ovunque e a volte portano dolcetti. Oppure fanno scherzetti.
Un’altra cosa che faccio da quando abbiamo preso casa Simo ed io, è comprare un addobbo nuovo per l’albero ogni anno. Qualcosa che simboleggi la nostra famiglia, il nostro amore. Per queste feste, ho preso delle palline che messe insieme, due a due, compongono un Babbo Natale. Nel nostro albero, però, ci sono già quattro cuori rossi, quattro gnomi (due grandi e due piccini). Insomma la nostra famiglia in versione mignon. Ci sono i trenini che piacciono tanto a Mattia.

Nelle stanze riecheggiano le canzoni di Natale cantate dalle più grandi voci di ogni tempo: Frank Sinatra, Bill Cosby, Doris Day. I miei preferiti di sempre a cui si sono aggiunti Michael Bublè, gli Hanson. Immancabile Last Christmas degli Wham.

Alla semplice ghirlanda appesa fuori dalla porta, abbiamo preferito un Babbo Natale enorme e delle calze. Questa è una cosa che ho iniziato a fare prima dei bimbi e ora, ci sono quattro bellissime calze che aspettano solo di essere riempite. In effetti, c’è anche chi ci ha lasciato dei cioccolatini dentro.
Ci sono anche cose che mantengo dall’infanzia: guardare il Canto di Natale di Topolino la vigilia, un ricordo di me bambina, il primo giorno delle vacanze natalizie; a casa, con mia mamma e mia sorella, la tv accesa e questo cartone. La sensazione di quel momento mi è rimasta nel cuore. Ero contenta!
Quella gioia dell’attesa, della speranza che i miei sogni venissero esauditi trovandoli sotto l’albero.

Babbo Natale mi ha sempre affascinato, è come un nonno bellissimo, che un po' intimorisce con quella barbona, ma che scioglie il cuore con quegli occhioni. I miei bimbi sono ancora piccoli, uno ha quasi quattro anni e inizia ora a gioire di tutto questo. La più piccola invece, ha quasi due anni e non ha ancora ben chiaro cosa accada in questi giorni. Allora ecco, ho cercato un libro che mi aiutasse a introdurla alla figura di Babbo Natale, si intitola: "Babbo Natale al lavoro!"
L’ho scelto non tanto per i testi, che alla fine non è che siano un granché, ma per i disegni. Ci sono tutti: elfi, renne, slitte, doni e ovviamente lui, Babbo Natale.

Credere ancora che Babbo Natale esista si può

La storia di Babbo Natale, non farà mica acqua da tutti i buchi?

Ricordarsi sempre di preparargli biscotti, latte caldo e una carota per le renne. 
Che poi, se ci pensate, con il senno di un adulto intendo, come può reggere la storia che un solo ormone, vestito con abiti pesanti, munito di un sacco, una slitta e delle renne, possa portare doni a tutti i bambini del mondo in una sola notte?
Penso, poi, alla vita di una mamma. Anche lei in sole 24 ore fa così tante cose che, alla sera quando si sdraia non sa nemmeno come abbia fatto a farle.
Allora, dico io, possibile che non possiamo credere a Babbo Natale?

Colonna Sonora del post: Doris Day Christmas

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