Natale è alle porte, manca meno di un mese.
Ogni anno arrivo qui, che mi sento un po' Grinch: sarà anche perché nei negozi, gli addobbi, la faccia "paccioccosa" di Babbo Natale, fanno capolino sempre prima di anno in anno. Ad agosto parte già il countdown e questo mi lascia perplessa, perché da ragione a chi sostiene che queste feste siano oramai solo una questione commerciale.
Poi all’improvviso, come un fulmine a ciel sereno, ecco che lo spirito natalizio si impossessa di me. La prima luminaria vista per strada, la prima canzone di Natale ascoltata per caso entrando in qualche negozio.
L'OH meravigliato dei miei bimbi davanti alle prime lucine colorate!
E' subito Natale! E aggiungo, meno male!
Quando arriva questo periodo dell'anno, la prima parola a cui penso è... no, non regalo, ma famiglia! Specialmente ora che ne ho una mia, a cui voglio trasmettere l'emozione che si può cogliere in questi giorni. La ritualità dell'albero da addobbare, della letterina da scrivere, la dolcezza che c'è nello sguardo di quell'omone vestito di rosso e delle sue amiche renne.
No, non sono così brava e buona da non desiderare ancora milioni di regali sotto l’albero, ma quando si diventa grandi, spesso i desideri ce li soddisfiamo da soli, durante l’anno, oppure, si aspettano i saldi.
Quando si è piccoli, è tutto diverso.
Aggiungo, stupendamente magico.
So che non per tutti è così.
Non sono di certo sciocca, proprio perché adulta, so che il Natale invece che portare gioia, può dare tanta tristezza, malinconia. Per una persona che non c’è più o, perché non si ha avuto la fortuna di conservare nel cuore il ricordo infantile di un Natale gioioso.
Ecco, il ricordo infantile di un Natale gioioso: alla fine, è il regalo più bello che posso fare ai miei figli.
Il Natale, anzi lo spirito natalizio, per me è questo: recuperare i ricordi dell’infanzia, recuperare la tradizione o, avere la possibilità di crearne di nuove. E sorridere ogni volta che ritorno lì con la mente.
Perché no?
Perché non tornare bambini con i nostri figli e aspettare Babbo Natale con lo stesso entusiasmo di quando eravamo piccoli?
Sapete, più guardo questo mondo, più penso che stiamo perdendo troppe cose: siamo cinici, frenetici ed egoisti.
Ognuno guarda il proprio orticello. Anche io, a volte, lo faccio.
Non è questione di diventare ipocriti, di far finta di, solo perché ci sono due lucine in più in giro.
Si tratta solo di provarci. Di provare per almeno qualche giorno l’anno a vivere avvolti nella magia dell’attesa.
Altrimenti cosa ci rimane?
Che uno lo ami o, che uno lo odi, l’attesa del Natale influenza la vita di tutti: i regali, gli addobbi, le cene per farsi gli auguri, il caos totale della città nei giorni che lo precedono e la quiete in quelli che lo susseguono.
Famiglia, dicevo.
Già, appena accendo le prime lucine, mi vengono in mente i miei Natali e soprattutto mia mamma. Lei adora Babbo Natale ed è riuscita a farmi credere che esistesse davvero, per diversi anni. Si, magari io ero un pò "tonna" , ma ho anche una sorella più piccola di cinque anni e quindi, la magia di Babbo Natale ha resistito un pochino di più in casa nostra. Ricordo come fosse ieri la delusione nel scoprire che in realtà, era fantasia. Ho trovato la copia di una letterina che lui avrebbe scritto per Samantha e me, nel comodino di nostra mamma.
Una grande delusione.
Piano piano però, ho imparato a conservare quello spirito di festa, di attesa e di “ritmi diversi” della quotidianità, che questo periodo porta.
In poche parole, io ho bisogno di recuperarlo.
Mi piace farlo. E come dicevo, non è solo questione di ricevere regali, anche perché da grandi si sa quanto sia difficile e costoso farli.
E' invece, questione di aprire una parentesi nella routine di tutti i giorni, per colorarla, illuminarla, renderla un pò più speciale.
Alla fine, mi dite che male c'è a sognare?
E' vero... il ricordo di un natale gioioso è la cosa più bella. Io ho passato dei Natali splendidi, poi purtroppo proprio a Natale mi è stata portata via una persona cara, ma il ricordo dei Natali passati non me lo toglie nessuno e spero che un domani anche mia figlia possa dire la stessa cosa.
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