Cos’è l’empatia? E perché è importante che i nostri figli imparino a utilizzarla?
L'empatia è la capacità di comprendere e condividere
i sentimenti di un'altra persona, di mettersi nei panni dell’altro. È una
caratteristica innata, ma a volte accade che attraverso l’interazione con l’ambiente
circostante questa capacità possa essere messa da parte, ecco perché è davvero
importante che venga “allenata” fin da bambini. Perché un bambino sia in grado di utilizzarla, è necessario che impari a riconoscere le diverse emozioni e a comprenderne le differenze, che sappia riconoscere quale emozione stia sperimentando e poi
sia in grado, allo stesso modo, di riconoscere quella stessa emozione negli
altri.
L’empatia ha un ruolo fondamentale nella
socialità, poiché un bambino empatico tende ad essere più fiducioso, meno
aggressivo, in generale più felice. Questo, come si può ben immaginare, riveste
una grande importanza poiché l’empatia è una vera e propria arma di prevenzione
contro la violenza e il bullismo.
Allora, come far sì che i nostri bambini interiorizzino questa abilità fin da subito per sfruttarla nelle loro relazioni?
Prima di tutto è importante che sia loro permesso
di
esprimere tutte le proprie emozioni, ancor più quelle negative, perché
questo farà sì che si sentano compresi, accettati e riconosciuti, nonché
servirà loro per comprendere, accettare e riconoscere i propri stati emotivi e
dar loro un nome. Questo è il primo passo perché i bambini possano imparare a
fare altrettanto con gli altri.
Empatia non è solo riconoscere lo stato emotivo
dell’altro, ma anche quello fisico, perciò è altrettanto importante rispondere
al dolore fisico di un bambino con empatia. Quando un bambino si fa male, anche si tratti
di un piccolo graffio, è importante che un genitore riconosca il suo dolore e
lo accetti. Dire frasi come “dai, non ti sei fatto niente” o “piangi per un
graffietto così piccolo?” fa sentire il bambino non compreso, lo fa sentire in
difetto, gli insegna che non è bene esprimere il proprio dolore perché non
verrà accettato “così come lui lo sente”. Sarebbe invece più utile dirgli “ti
sei fatto molto male?” o “posso fare qualcosa per aiutarti?” e fargli sentire
la propria vicinanza e comprensione.
Una cosa molto importante affinché i bambini si
sentano compresi e riconosciuti nei loro stati emotivi è che i genitori
dimostrino di riconoscere e identificare le loro emozioni, dando loro un
feedback. Per esempio, se un bambino inizia a piangere perché un altro bambino
prende un suo giocattolo, potrebbe essere utile dire “quel bambino, prendendo
il tuo giocattolo, ti ha fatto arrabbiare?”, oppure se qualcosa gli mette paura
si potrebbe dire “ti sei spaventato, vero?”, e via dicendo. Allo stesso modo, è
importante che i genitori stessi diano un nome alle loro emozioni, così come a
quelle di altri individui, per dimostrare ai propri bambini che anche loro
provano le stesse cose.
Un altro metodo di sviluppare l’empatia è quella
di utilizzare
il momento delle favole per discutere di quello che provano i
personaggi e chiedere al bambino come si sarebbe sentito lui al posto loro: “questa
bambina sembra davvero triste!” – “che emozione sta provando questo personaggio
secondo te? Come ti sentiresti tu se ti accadesse la stessa cosa?”. Allo stesso
modo, il gioco di finzione rappresenta un alleato utilissimo per
imparare ad essere empatici, per esempio prendendosi cura di un peluche ferito,
accudendo un bambolotto che piange, ecc.
Perché un bambino cresca approcciandosi al mondo
con empatia, è fondamentale che i genitori stessi, per primi, pratichino l’empatia.
Spesso è difficile essere empatici con qualcuno che non si comporta bene con
noi, ma il nostro esempio è molto importante per i nostri bambini, anche in
situazioni negative. Come fare, allora, a proseguire su questa strada anche
quando risulta davvero difficile essere empatici con qualcuno che ha adottato
nei nostri confronti un comportamento negativo? Una cosa importante è quella di
dare
agli altri il beneficio del dubbio. Se qualcuno, mentre passeggiamo con
il nostro bambino, ci passa accanto di fretta spingendoci, anziché farci
prendere dalla rabbia, potremmo dire al nostro bambino “caspita! Deve avere
molta fretta! Magari c’è un’emergenza a casa sua e non si è accorto di noi!”.
Questo serve al bambino a capire di non saltare subito alle conclusioni, che
non tutto è quel che sembra e che ogni persona può avere una buona ragione per
fare quello che fa. Così, anche noi daremo il beneficio del dubbio al nostro
bambino quando farà qualcosa che ci farà arrabbiare e gli chiederemo perché lo
ha fatto, senza prima attaccarlo. In seguito potremmo dirgli che ciò che ha
fatto ci ha fatto arrabbiare e spiegargli il motivo della nostra rabbia, nonché
coinvolgerlo nel trovare insieme una soluzione per rimediare a quanto successo
(es: il bambino lancia in aria un oggetto che, cadendo, si rompe; dopo avergli
dato il beneficio del dubbio e avergli detto come ci ha fatto sentire ciò che
ha fatto, si potrebbe coinvolgerlo nell’aiutarci a raccogliere i pezzi). Questo
aiuterà il bambino a comprendere il rapporto causa-effetto dei suoi
comportamenti e come questi agiscano in positivo o in negativo sul suo
ambiente e sugli altri che lo circondano, insegnandogli anche che in talune
situazioni è possibile fare ammenda e rimediare.
Pensare di mettere in atto tutte queste piccole
strategie può sembrare difficile, ma una volta interiorizzate sarà del tutto
naturale insegnare l’empatia ai nostri figli ed essere empatici noi stessi, l’empatia
è un investimento per la felicità!
Dott.ssa Florinda Lo Piano
La Psicologa
delle Mamme
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