Il bullismo

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Il bullismo tra i banchi di scuola

Tra i banchi si nasconde, un ragazzo timido e irrequieto, che silenziosamente si sposta senza far rumore.
Tra i banchi si nasconde, una ragazza, scarpe da ginnastica, tuta e un felpone, si sposta silenziosamente senza far rumore.
Tra i banchi di scuola si nasconde timidamente la paura. La paura di essere diversi, di non essere accettati, di non essere visti. 
Tra i banchi di scuola si mostra chi è più forte, non chi è più fisicamente forte, chi è più forte a reagire alla paura.

il bullismo


Tu, che hai capito come sfruttare la debolezza degli altri a tuo piacimento. Tu che sfrutti la paura e la tristezza. Tu che guardi negli occhi compiaciuto della paura che infondi. Tu che deridi di un nome, un cognome, un gesto, un movimento, un capello, o un travestimento. Tu, ma tu cosa hai di diverso?
La paura che hai nei tuoi occhi sembra cera che cola, una candela sempre accesa, paura di finire nel profondo della solitudine, perché tu senza tutto questo non saresti nulla.

Tu che ti sei divertito a veder piangere e soffrire, che ti sei divertito a deridere e sorridere delle persone che erano diverse da te, migliori di te. Tu che hai preso la dignità, di quell’uomo lì e l’hai messa sotto le tue scarpe, pur di sentirsi accettato, dalla sua stessa paura, lui non sa che tu sei semplicemente una candela sempre accesa di terrore.

Hai paura? E lui ha paura? Ti sei mai chiesto se ha paura? 

Ha più paura di te. La sua paura si può vedere e toccare. Plasmare e cambiare. Può prendere forma, andare e tornare. Per te che avevi paura solo di non essere visto, lui ha paura di non essere abbastanza. Ha paura di essere come te, lì in quel banco con il silenzio come abito, e la paura come cappio, lui è stato più furbo di te.
Quando è tornato a casa si è sentito soddisfatto della commedia che aveva inscenato. Nella tua mente, nel tuo essere, nel tuo desiderio di essere come lui. E’ stato bravo, un bravo attore, che si è portato il suo silenzio nello zainetto senza metterlo mai fuor di petto. Tu non lo hai visto. Il suo lavoro è stato perfetto.

Non crederti imperfetto, la tua perfezione, è stata cadere nel baratro di chi lo aveva preparato per te. Non è stata colpa tua, ma di come silenziosamente tu ci sia sceso. Silenziosamente sei stato i fili di qualcuno, che ti ha usato. Per non avere paura. Per essere grande. Grande come il suo ego. Tu sarai il suo rimpianto, sarai il suo ricordo, la sua sofferenza, ma non essere il suo trofeo.

Il trofeo sarai tu di te stesso. Di un mondo, in qui tutto viene usato, ma tu sei rimasto fuori silenziosamente a guardare di come tutto andava e silenziosamente bruciava.

Tra i banchi di scuola, le vie della città, le strade del mondo, c’è chi ha visto la tua paura prima che tu vedessi la sua. Tra le luci della notte, tra i lampioni delle strade e i rumori della metrò c’è la paura di questo mondo che si nasconde, quatta quatta, silenziosamente si fa strada per entrare in te.

Ovunque tu sia, chi ti guarderà per primo avrà capito la tua paura, tieni gli occhi aperti, non sei solo, sei solo silenzioso.


Guest post di Veronica Sassi

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