Se pensate, per esempio, che un pannolino impiega in media dai 200 ai 500 anni per decomporsi, ben immaginate che chiudere ventotto pannolini (tanti riesce all’incirca a contenerne un mangiapannolini) in salsicciotti di plastica, nella maggior parte dei casi con popò all’interno (le feci andrebbero, qualora possibile, sempre gettate nel water) causa un effetto devastante in termini ambientali, perché la plastica decelera ulteriormente il processo di degradazione. Non so se vi è capitato di vedere in tv lo spot di una casa automobilistica italiana che invita le famiglie a non temere i problemi di spazio legati alla produzione di pannolini di “un esserino di 60 cm”… La naturalezza con cui è generalmente accettato che un bambino usi una quantità spropositata di pannolini (con relativi costi annessi), mi fa pensare che il volume dei rifiuti prodotti dai nostri figli non ci interessa, come se sia un automatismo contro cui siamo impotenti. Invece, possiamo eccome aggiustare le cose! Non partendo dalla fine e cioè fornendo spazi più ampi (e discariche più grandi) ma partendo dall’inizio.
La soluzione non è univoca e le scelte sono per fortuna diversificate. Certo, il consumatore di pannolini usa e getta, se vuole ridurre l’impatto ambientale in termini di rifiuti solidi, non può far altro che usarne di meno, cosa un po’ complicata; ma non basta usare i lavabili per essere “amici dell’ambiente”. Anche i PL, infatti, hanno un costo ambientale in termini energetici (pensiamo, per esempio, ai costi e alle materie prime necessari alla loro produzione) e sono anch’essi inquinanti, ma lo sono di meno rispetto ai tradizionali. La differenza sostanziale è proprio nella produzione di rifiuti solidi: 0,6- 0,9t con gli U&G, contro gli 8-14kg dei PL in circa due anni e mezzo. Beh, non c’è che dire, si tratta di una bella differenza! Ma per rendere davvero “ecologico” l’uso dei PL dobbiamo metterci del nostro, ponendo, per esempio, attenzione ai metodi di lavaggio (evitare temperature troppo alte così come lavatrici semi vuote) e prediligendo il sole rispetto all’asciugatrice (in inverno è sufficiente porre i pannolini stesi vicino al calorifero). Un altro punto di forza dei lavabili in termini ambientali è la possibilità di riciclo: lo stesso set di pannolini può esser riutilizzato per altri bambini del nucleo familiare o può trovare nuova vita nel mercato di secondamano. I pannolini tradizionali, invece, rappresentano circa il 20% dei rifiuti presenti nelle nostre discariche e il loro smaltimento (di un costo variabile tra i 100 e i 150 euro a tonnellata), provoca la dispersione nell’aria di sostanze tossiche, tra cui la diossina.
Vedere
il bicchiere mezzo pieno, mi ha permesso di accettare con più serenità il
divieto di usare i lavabili al nido ed essendo costretta a portare mia figlia
alla mattina con un pannolino tradizionale indosso, ho optato per l'uso dei
pannolini biodegradabili che si trovano facilmente sia online che nei punti
vendita fisici.
Sono,
quindi, tante le opzioni per poter offrire un piccolo contributo alla salvaguardia dell'ambiente… la volontà, però,
dipende solo da noi.
Chiara Bernocchi
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