Non si induce un parto senza motivazioni di fondo: solitamente si procede quando si è superato il limite del termine gravidanza, prima di optare per un cesareo, o quando ci sono rischi per la salute di mamma e/o bambino a proseguire la gravidanza, o quando si rompono le acque ma non sopraggiungono contrazioni.
Nel caso di diabete, di un cattivo funzionamento della placenta o di preeclampsia (gestosi) si può decidere di praticare un'induzione prima del termine per evitare che il bimbo cresca troppo o di incorrere in rischi per madre e figlio.
Le 4 tecniche di induzione sono:
- Distacco manuale delle membrane, con un massaggio si distaccano le membrane della cervice lasciandole intatte;
- Gel di prostaglandine, introducendo candelette vaginali in utero che ammorbidiscono la cervice agevolando poi la dilatazione;
- Fettuccia, per 24 ore la donna tiene in vagina una fettuccia imbevuta di prostaglandine che preparerà il collo dell'utero e indurrà il travaglio;
- Palloncino, gonfiando un palloncino si vanno a staccare le membrane, ciò indurrà il rilascio naturale di prostaglandine.
Il parto indotto è indubbiamente più doloroso del parto naturale e non sempre ha l'esito di evitare il taglio cesareo.
L'induzione si tenta due volte, dopodiché si procede a un taglio cesareo, sempre se non sopraggiungono urgenze o complicazioni.
Aline - Mammanontiarrabbiare
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